Seleziona una pagina

MONTEMONACO E IL MONTE SIBILLA

Dati itinerario e impegno richiesto
– Difficoltà: E
– Lunghezza: 12 km
– Dislivello: 635 m
– Durata complessiva: 5 ore
– Requisiti: Non adatto a chi soffre di vertigini, Non adatto a chi è alla prima esperienza in montagna
Caratteristiche itinerario
– Aspetti: Punti Panoramici, Emergenze Geologiche, Emergenze Floristiche, Storia dell’uomo, luoghi legati a miti e leggende
– Ambienti: Creste, Montagna, Prateria, Strapiombi

L’ESCURSIONE

L’escursione per eccellenza dei Monti Sibillini, sul monte che da il nome a questa straordinaria catena montuosa: il Monte Sibilla.
Il sentiero descritto è l’E10 Anello del Monte Sibilla, del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Da Montemonaco si sale in auto per una sterrata (di 5 km) fino a raggiungere il rifugio Sibilla (1.540m slm).
Da qui si parte a piedi e si inizia a salire a destra verso la cima del Monte Zampa (1.791m slm).
Una volta giunti su questa cima l’escursione prosegue più dolcemente sulla panoramica cresta che conduce alla vetta, con panorami eccezionali in tutte le direzioni: a nord, subito sotto, la valle dell’Infernaccio, poi il monte Priora, a sud la valle del lago di Pilato, il Vettore, ecc., a est il mare, ad ovest il Monte Porche, Sasso Borghese, Cima Vallelunga.
Si sale poi per la “corona della Sibilla”, per un piccolo passaggio su rocce tramite una catena, per salire subito dopo fino a raggiungere l’ingresso ormai ostruito della grotta della Sibilla.
Altri centro metri e si giunge sulla cima del Monte Sibilla (2.173 m slm). Si prosegue poi traversando la cima e raggiungendo poco dopo la strada tristemente famosa come inutile scempio di questa meravigliosa montagna, e che si dovrà percorrere in discesa per circa 7km, fino a raggiungere di nuovo il Rifugio Sibilla.
L’itinerario è ad anello e la lunghezza è 12 chilometri con dislivello di 635 m.

LA LEGGENDA

Non tutti sanno che i Monti Sibillini nascondono, da molti secoli, uno dei segreti più misteriosi ed affascinanti della nostra penisola: l’enigma della Sibilla Appenninica, oggetto di viaggi ed esplorazioni, sin dal XV° sec., da parte di illustri studiosi, avventurieri senza scrupoli e letterati di chiara fama.

Il Monte Sibilla ha sempre esercitato un fascino sinistro ed ambiguo sull’immaginazione dei popoli di tutta Europa, sensibili al richiamo della leggenda che faceva di quella vetta la magica residenza di un antico oracolo, chiamato Sibilla, proprio come le profetesse dell’età classica.
In effetti, in prossimità della cima del monte, c’è una grotta: il punto d’ingresso verso le profondità sconosciute della montagna, dove la Sibilla vivrebbe in uno splendido palazzo sotterraneo, circondata da preziosi tesori e damigelle dalla bellezza incantatrice.
Il primo a raccontare questa storia fu, nel 1430, Andrea da Barberino, con il suo romanzo “Guerrin Meschino“, opera fortunatissima che conobbe una vasta diffusione in tutta Europa. Pochi anni più tardi, sarà poi il gentiluomo provenzale Antoine de La Sale a narrare, nella sua opera “Il Paradiso della Regina Sibilla”, di un suo viaggio compiuto fin sulla cima del Monte della Sibilla in cerca della grotta, con un resoconto sospeso tra la cronaca giornalistica ante litteram e la magia delle leggende che circondavano, già da tempo, la cima di quella montagna.
E con queste leggende si cimenteranno poi geografi fiamminghi, notissimi uomini di lettere come l’Ariosto, famosi letterati quali Flavio Biondo e Leandro Alberti, nonché schiere di cavalieri, nobili ed avventurieri che si recheranno sulla cima del monte per tentare di fare ingresso in quel mondo fatato e meraviglioso.

Molti, senza farne più ritorno. Oggi, l’ingresso della grotta è crollato e appare inaccessibile, a causa dei numerosi tentativi, compiuti nel XX° sec., di forzarne l’ingresso utilizzando potenti esplosivi. Ma la magia è ancora intatta poiché nel 2000 alcuni ricercatori hanno compiuto indagini geognostiche sulla vetta della montagna, facendo uso di tecnologie avanzate quali la misurazione degli echi radar, restituendo come responso “cavità presenti nel sottosuolo”.
La Sibilla, insomma, è ancora lì.

E il suo richiamo può essere ancora udito, quando il sole si nasconde oltre le creste del Monte Vettore, nella meravigliosa luce del tramonto dei Monti Sibillini; e il Monte della Sibilla, montagna coronata di roccia, consacrata ad un’antica divinità, viene avvolto dalle ombre della sera in attesa che un nuovo esploratore, animato dallo stesso sogno vivo ormai da molti secoli, possa violarne finalmente il segreto così ben custodito.

MUSEO DELLA SIBILLA

PERCHE’ ANDARE AL MUSEO

Se andate in un luogo, qualunque esso sia, e non ne conoscete il passato, la storia o gli aneddoti, non andrete al di là della semplice meraviglia iniziale. Ma se salite di un livello, superando questo scoglio, sarete immersi in tutt’altra atmosfera. Questo vale ovunque, anche nei Monti Sibillini; anzi qui più che in altri luoghi. Perché in queste terre le storie di magie e sibille sono presenti già nel XIV secolo e sicuramente sono pregresse agli scritti di Antoine De La Sale o Andrea Da Barberino. Oggi queste storie fantastiche sono diventate leggende trasmutandosi ed intessendosi in modo inestricabile nella cultura dei locali. Le persone che hanno sempre vissuto qui mi hanno raccontato che da bimbi ci si riuniva attorno al fuoco ad ascoltare i racconti a volte inquietanti di streghe, donne dagli zoccoli caprini, cavalieri erranti e negromanti: così si tramandavano le leggende.

Se non potete riunirvi attorno al fuoco e non conoscete nessuno di queste parti, la cosa migliore che potete fare è recarvi al Museo della Sibilla nel paese di Montemonaco. Qui entrerete nel vero regno della Sibilla: storia e leggenda si intrecciano permettendovi di immaginare, sognare, e perché no, tornare bambini.

Conoscerete la Leggenda del Lago di Pilato (ne parlo nell’articolo “Il Lago di Pilato tra storia e leggenda/2”); quelle della Sibilla Appenninica descritta dagli autori sin dal XIV secolo; vedrete delle foto delle Sibille dipinte nelle numerose chiese presenti nel territorio; potrete guardare come è cambiata la Grotta della Sibilla nel tempo: dalle immagini inedite in bianco e nero degli scavi degli anni ’50 alla desolazione della Grotta oggi, dopo gli ultimi crolli; potrete ammirare da vicino la Gran Pietra (anche di questa ne parlo nell’articolo “Il Lago di Pilato tra storia e leggenda/2”), una grande lastra di pietra ritrovata al Lago di Pilato con sopra delle iscrizioni oggi ancora non ben decifrate; potrete conoscere gli ultimi studi sulle cavità presenti sul Monte Sibilla e su come esse sembrano confermare in parte le leggende.

Grazie alla “ricostruzione” della Grotta, alla fine potrete anche immaginare di entrarci scendendo nel tunnel come se fossimo degli esploratori alla ricerca di ricchezza o della verità.
Come vedete non è solo un divertimento per i piccoli!

LA PATATA VIOLA

Foto realizzate durante la visita guidata a Montemonaco e Venarotta con la classe 2AE ITI

Patate viola, proprietà e benefici
Le patate viola non sono uno strano OGM, ma tuberi originari del Sud America. Hanno un sapore particolare e hanno molte proprietà benefiche per l’organismo. Ecco come cucinarle.

Patata viola: proprietà nutrizionali e cosa contenono
Le patate viola hanno la stessa forma delle classiche patate a pasta gialla, sono di dimensioni leggermente ridotte e di consistenza farinosa. Se hanno un colore diverso è perchè, a differenze di quelle gialle, contengono antocianine.
Proprio questi flavonoidi rendono le patate viola un alleato della salute. Esse infatti hanno le seguenti caratteristiche:
> antiossidanti: come tutti gli altri alimenti dal colore viola o blu, e quindi ricci di antocianine, prevengono le malattie degenerative e mantengono in salute il corpo;
> ricche di sali minerali: in particolare il potassio, alleato del cuore e dei muscoli;
> utile per gli occhi: sempre grazie alle antocianine, le patate viola agiscono contro il naturale invecchiamento delle facoltà visive;
> ricco di fibre vegetali e amidi: per questo sono utili per la salute dell’intestino e hanno un ottimo potere saziante.

Dove si coltivano le patate viola
Le patate viola sono originarie del Sud America, da cui vengono importate, cosa che fa sì che abbiano un prezzo particolarmente elevato. Trovano però un buon terreno di coltivazione e crescita anche in Francia, dove sono più utilizzate e conosciute che in Italia.
Le patate viola possono essere di più varietà, sempre con una colorazione che tende dal blu al violetto. Va sottolineato il fatto che esistono in natura, quindi non sono risultato di manipolazioni OGM.

Come cucinare le patate viola
Le patate viola si cucina come le patate gialle e si presta a interessanti ricette. Il sapore però è diverso, leggermente più caratteristico; assomiglia a quello delle castagne cotte.
La buccia è più coriacea e spessa, quindi è necessario eliminarla prima di mangiarle. Si possono consumare lesse, oppure usate per preparare purè o gnocchi.
Ricordate che la consistenza è più farinosa, quindi è necessario mantenere un po’ di acqua in più oppure usare alimenti che leghino, come la farina di ceci oppure la pasta della patate classiche.

Ricetta

Presentate sotto forma di chips e impiegate per guarnire i piatti, le patate viola danno un tocco d’effetto e stupiscono con il loro sapore inatteso.

Chips bicolori di patate viola
Queste patatine sane e veloci da cucinare permettono di abbinare le patate normali a quelle viola, traendone tutti i benefici. Si lavano e si sbucciano le patate, lasciandole in acqua per circa mezz’ora. Poi si asciugano e si tagliano a fettine sottili. Si passano in un panno carta assorbente e si stendono su una teglia foderata di carta forno, nebulizzando poco olio e (se si desidera) poco sale. 
È possibile anche spargere altre spezie a piacimento, come lo zenzero in polvere, la curcuma, il curry, o la paprika. Si infornano a 200 gradi per 20 minuti, o almeno finchè non diventano secche e croccanti. L’abbinamento tra selenio delle patate gialle e il potassio delle patate viola fa di queste chips un vero toccasana per il cuore. Buon appetito, in tutta salute!